La Nostra Missione

In breve si potrebbe dire che i Redentoristi cercano di continuare l’ideale di S. Alfonso nel mondo di oggi: continuare nel mondo la vita del Cristo e la sua missione redentrice. Ma è necessario approfondire in cosa consiste l’ideale di S. Alfonso e come si cerca di realizzarlo oggi.

L’ideale apostolico di Alfonso lo troviamo descritto molto bene nella lettera Spiritus Domini del Santo Padre Giovanni Paolo II in occasione del secondo centenario della sua morte. Ecco le parole del Papa: «Sant’Alfonso fu molto amico del popolo, del popolo minuto, del popolo dei quartieri poveri della capitale del Regno di Napoli, degli artigiani e, soprattutto delle gente di campagna. Questo senso del popolo caratterizza tutta la vita del santo, come missionario, come fondatore, come vescovo, come scrittore. Per il popolo egli ripenserà la predicazione, la catechesi, l’insegnamento della morale e della stessa vita spirituale».

Proprio per l’evangelizzazione di questo popolo povero e abbandonato spiritualmente a causa della sua povertà, Alfonso fonda un istituto missionario che ha come scopo: «seguitare l’esempio del nostro Salvatore Gesù Cristo in predicare ai poveri la divina parola». La Congregazione redentorista, dunque, ha la missione di essere presente là dove l’abbandono spirituale della gente è più grave, facendo sempre una opzione prioritaria pastorale per i poveri.

(cf. P Vicenzo Ricci, CSSR in: “I Missionari Redentoristi”

La Nostra Spiritualità

Spiritualità che parte dalla propria esperienza

Alfonso in tutte le sue azioni e in tutti i suoi scritti sì basa sempre alla propria esperienza. Non fa e non scrive niente che lui stesso non abbia vissuto e sperimentato. Nei libri sulla preghiera erano le sue preghiere, i libri sulla meditazione erano piene delle sue meditazioni, libri sulla Passione erano fatte sui piedi del Crocifisso, le Visite del Santissimo Sacramento erano scritte sulle ginocchia davanti al tabernacolo.

Sentirsi amato da Dio; scoprire che Dio non è un giudice senza pietà ma è un Padre misericordioso. Questo lo spinge a dedicarsi totalmente a Dio e dare così la sua risposta di amore. Per tutta la sua vita, questo che lui farà, sarà sempre risposta a questa esperienza della conversione al Dio del amore. I suoi scritti su Natale, sulla Passione o su Eucaristia, i suoi scritti sulla Madonna, sulla preghiera o sui principi di morale, sempre saranno una risposta alla sua personale e profonda esperienza del Dio di amore.

Lo stesso si deve dire sulla sua opera della fondazione della Congregazione. Questa idea si basava sulla lunghissima esperienza della orazione nella quale cercava di capire la Volontà di Dio. Si basava sulla esperienza concreta dei abbandonati pastori incontrati a Scala, che era come una scintilla che ha infiammato tutta la sua persona. Se Dio è Padre misericordioso sperimentato da Alfonso, lui si sente obbligato, inviato a parlare di questo Dio ai abbandonati, perché anche essi ascoltino che sono amati dallo stesso Dio. Lui stesso ha sperimentato il Dio che non vuole la morte del peccatore, ma che sì converta e viva, e che Dio ha inviato suo Figlio per salvare tutti. Questa era esperienza di Alfonso e da qui proviene il motto della sua Congregazione “Copiosa apud eum redemptio” (Ps 129). Il fatto di incontrare tanta gente abbandonata lo ha motivato di fondare la Congregazione ed anche a rifare tutta la sua visione teologica, specialmente teologia morale, perché possa rispondere alla situazione concreta della gente.

Spiritualità della redenzione abbondante

Alfonso presenta il Cristo pieno di compassione, con le braccia ampiamente aperte, come per abbracciare tutta l’umanità e per salvare tutti. Cristo di Alfonso non è un salvatore di un gruppo eletto, ma è salvatore universale, perché presso di lui la redenzione è abbondante.

Per Sant’Alfonso la redenzione è anzitutto un dono – dono gratuito e non meritato, la redenzione è: purificazione, giustificazione, soddisfazione, mediazione… però prima di tutto è il dono dell’amore, la donazione, il dono del Figlio dalla parte del Padre; è la grazia, dono, regalo, iniziativa amorosa del Padre. Questo dono di Dio ha un proprio nome e si chiama Gesù Cristo. Il Padre non riserva per se stesso il proprio Figlio, ma lo invia nel mondo, perché il mondo trovi in Lui la sua redenzione. E’ interessante, che quando San Alfonso cita il testo di Giovanni 3.16 “Tanto Dio amò il mondo, da dare il suo proprio Figlio”, quasi sempre sottolinea la prima parola e dice: “Oh quando significa questo tanto!”.

La redenzione perciò non è tanto la necessità di giustizia verso Dio, quanto è l’opera dell’amore di Dio verso l’uomo. Dio si ha dato a noi, perché lo ha spinto a questo il suo amore. Dal momento della Incarnazione Dio è nostro, perché si ha dato a noi senza riserve e senza condizioni. Dio dando a noi il suo Figlio ha pronunciato la sua ultima parola, così che questa riunione tra Dio e noi non si può rompere più, anche se noi possiamo rifiutarla con il nostro peccato.

La risposta dell’uomo redento può essere soltanto una – la risposta dell’amore. Dio si è fatto Carne, per conquistare il nostro amore. Perciò tutti sono salvati e tutti sono stati chiamati alla santità. Alfonso comincia il suo libro “Pratica di amare Gesù Cristo” con tale frase; “Tutta la santità e la perfezione che un’anima consiste nel amare Gesù Cristo nostro Dio, nostro sommo bene, nostro Salvatore”, E aggiunge più avanti: “Alcuni intendono che la santità dipende da molte orazioni, altri che da molti sacrifici, altri che da dare elemosine, però tutto quello che il cristiano deve fare è rispondere con amore a Dio che ci ha tanto amato nel suo Figlio”. Da questo si vede che la santità è possibile per tutti, ognuno può raggiungerla nella sua propria professione. Ogni persona deve esprimere la propria gratitudine per la salvezza proprio nel servizio al opera della redenzione: ognuno che ha sperimentato il dono della salvezza diventa responsabile per la redenzione del prossimo. La opera delle “cappelle serotine” dove la gente semplice, preparata per Alfonso diventata un gruppo degli apostoli, ognuno nel suo ambiente è solo uno di tanti superbi esempi.

Spiritualità cristocentrica

Il nucleo essenziale della spiritualità alfonsiana è il cristocentrismo. Nell’incarnazione di Cristo, tutta la creazione incontra il suo pieno senso, nella Sua morte si restituisce il senso pieno dell’esistenza umana. Cristo diventa rivelatore del immenso amore di Dio verso l’uomo e verso tutta la creazione. Mistero della redenzione incomincia con incarnazione, pero si realizza sempre di più nella la Passione e nella Eucaristia. L’incarnazione arriva alla sua pienezza nella Passione e la Passione viene continuata nell’Eucaristia. Il cristocentrismo alfonsiano si concretizza nel Verbo incarnato, nel Gesù crocifisso e nel Gesù eucaristico. Questi sono i tre momenti della vita di Gesù, che sono i momenti privilegiati per noi, perché ogni volta di più esprimono il dono salvifico di Dio. È così l’Incarnazione ha fatto possibile Sua dedicazione per noi, la Passione l’ha fatta efficace e la Eucaristia la fa tangibile. Attraverso questi tre momenti possiamo noi, già adesso, sperimentare questa unione con Dio, che i santi godono nel cielo.

Spiritualità del ottimismo

Alfonso era uno dei più grandi asceti nella storia della Chiesa. Le sue penitenze e mortificazioni fanno impressione. Il distacco è una delle parole chiave della vita del Santo. Ma Alfonso non è un uomo triste, negativo, chiuso in se stesso. Tutto il contrario – lui era un uomo allegro, pieno del sole e di canto napoletano. Le sue canzoni si cantano fino ad oggi, certamente perché sotto piene di allegria e spontaneità che corrispondono alla natura del popolo napoletano. Lui è anche un uomo di arte. Non soltanto comprende il disegno, la pittura, la musica, ma gode di prendere lui stesso nelle sue mani la matita, il pennello, toccare il cembalo.

Il ottimismo della spiritualità di Santo Alfonso si rispecchia anche nella sua benignità pastorale. Lui era convinto, che le prediche che provocavano paura, non conducevano a una conversione duratura, invece quelle che suscitavano l’amore, quelle si, portavano alla conversione profonda e definitiva. Nella speranza possiamo affidarsi a Dio, perché sappiamo che Lui prende la nostra parte e vuole per noi la salvezza. Nella preghiera possiamo ricevere la grazia necessaria e sufficiente per rispondere a Dio con amore e perseverare nel operare il bene.

La spiritualità alfonsiana non è una spiritualità del ottimismo ingenuo e non è una ricetta facile. Essa esige una conversione sincera (conversione di amore) ed esige una lotta continua per scegliere il bene – vincere questa lotta è possibile soltanto con aiuto della preghiera.

(cf. www.cssr.it)

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